Mentre la Galleria Borghese sta concludendo i preparativi per l’inaugurazione della mostra Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura la cui visita inseriremo nei prossimi programmi, vi proponiamo un ricordo della mostra precendente dedicata a uno degli artisti contemporanei più interessanti.
Il passato è adesso… basta riconoscerlo. In Vespertilla. Perodico romano di approfondimento culturale, settembre-ottobre 2021
Damien Hirst, Archaeology Now, Roma, Galleria Borghese, 8 giugno – 7 novembre 2021
Artista tra più interessanti e paradigmatico del nostro contemporaneo, il britannico Damien Hirst torna in Italia, e nel cuore dell’Italia rinascimentale e barocca, con una mostra importante sia per la sensibilità che ne anima i contenuti sia per il numero stesso delle opere esposte. La mostra, a cura di Anna Coliva e Mario Codognato, si fa parte attiva della collezione museale permanente in un raffinatissimo gioco di richiami e di liaisons. Le opere di Hirst sono esposte in tutte le sale, e si affiancano alle opere scultoree e a quelle pittoriche che hanno reso patrimonio universale la “Villa Pinciana” del Cardinal Borghese. Oltre ottanta tra le opere esposte provengono dalla serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable, vale a dire dalla fantastica mostra veneziana del 2017 a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana, la grande personale di Hirst in Italia, che per la prima volta quasi sbandierò un’incredibile intesa tra realtà e finzione, facendo leva sulla fake news della narrativa del vascello affondato. Sono esposti anche un gruppo di dipinti della serie Colour Space del 2016, un’evoluzione degli Spot Paintings, come “cellule al microscopio” che, frantumando l’idea di un’immagine univoca, fluttuano nello spazio, si scontrano e si fondono l’una nell’altra, sembrano uscire dalla tela e muoversi nella sala. La mostra fuoriesce dalle sale interne della Galleria con il colossale gruppo scultoreo di Hydra and Kali, che sembra letteralmente muoversi nel Giardino segreto dell’Uccelliera. Il titolo della mostra (o per meglio dire il sottotitolo: la mostra voleva infatti essere intitolata semplicemente con il nome dell’artista) Archaeology Now è stato scelto da Hirst nell’idea che le sue opere rappresentino veramente l’“archeologia” contemporanea, o meglio una voce contemporanea nell’interpretare il mito antico, e anche il mondo antico. Esporre questo tipo di opere, sorprendenti e stravaganti all’unisono, in questo contesto in cui si sente la tensione perenne tra antico e barocco, assume una valenza e un valore davvero speciali. Damien Hirst ci incanta con un linguaggio artistico nuovo, con il coraggio delle sue esibizioni, e con la spinta perenne a elaborare un progetto artistico innovativo, in un dialogo continuo con gli scenari più ampi della contemporaneità; un confronto che vuole apparire quasi emulazione dell’Antico. È in sostanza un inganno per i nostri occhi che avvolge anche la mente, prodotto da una capacità tecnica strepitosa e dall’incredibile abilità dell’artista a unire concetti e narrazioni complesse. E poi last but not least, c’è la molteplicità dei materiali che Hirst utilizza per le sue creazioni: ad esempio bronzo, marmo di Carrara e malachite, corallo, cristallo di rocca, pietre dure. Elementi preziosi che riflettono la ricchezza dei materiali delle opere componenti la collezione Borghese: marmi, stucchi, mosaici.
Artista tra i più apprezzati e quotati al mondo, Damien Hirst è nato nel 1965 a Bristol. Nel 1988 progetta e cura Freeze, una collettiva che fa emergere un’intera generazione di giovani artisti britannici. Dalla fine degli anni Ottanta, crea una serie di installazioni, sculture, dipinti e disegni per esplorare le complesse relazioni tra arte, bellezza, religione, scienza, vita e morte. Tra i suoi tanti lavori, notissimi sono lo squalo in formaldeide The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) e For the Love of God (2007), calco in platino di un teschio tempestato di 8.601 diamanti: sono opere entrate a pieno titolo nell’immaginario culturale collettivo, che investigano e sfidano le certezze del mondo contemporaneo, penetrano nelle incertezze più profonde dell’animo umano.
Ada Foschi